Asilo e oratorio Santa Rosa - Comune di Predappio (FC)

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Asilo e oratorio Santa Rosa

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Asilo e oratorio Santa Rosa 

Progetto di Florestano Di Fausto

Costruzione: 1925-1928
Ubicazione: Predappio - via Roma

Il complesso architettonico,  dedicato a Santa Rosa da Lima in onore di Rosa Maltoni, è costituito dall’oratorio, dall’asilo e dalla piccola chiesa.
Fino al 1934, anno dell’inaugurazione della parrocchiale di Sant’Antonio, questa fu l’unica chiesa di Predappio Nuova.
Grazie all’interessamento di tutta la popolazione, che si era costituita in un apposito comitato presidente del quale dal 1923 fu Rachele Mussolini, venne perorata la causa della sua edificazione; quando, però, Benito Mussolini assicurò che sarebbe intervenuto direttamente per la costruzione di una grande chiesa parrocchiale, si ripiegò sulla soluzione del piccolo oratorio.
Florestano Di Fausto, allora, provvide a ribaltare completamente il ruolo di questa area all’interno della città: da centro del potere religioso, contrapposto a quello laico rappresentato dalla non lontana piazza antistante la casa natale del Duce, quest’opera veniva trasformata in un semplice complesso dal carattere rurale che univa in sé le funzioni religiose dell’oratorio e quelle educative dell’asilo.
Dal 1929 custodiscono l’oratorio le suore della congregazione bergamasca delle Orsoline di Gandino.
Un percorso centrale divide il complesso in due parti: da un lato il piccolo oratorio e dall'altro i locali dell'asilo, costituito da una galleria centrale su cui si aprono la cucina, le aule ed i servizi.

L’oratorio è un ambiente di non grandi dimensioni caratterizzato dalla presenza di tre piccole cappelle circolari e dalle vetrate policrome del maestro vetraio fiorentino Gino Polloni. Lo spazio interno risulta ornato da una finta decoranzione musiva di tipo ravennate, si possono infatti riconoscere i principali motivi ornamentali  presenti nei monumenti paleocristiani di Ravenna, dalla basilica di Sant'Apollinare in Classe al museo di Galla Placidia: il cielo stellato, le palme, la croce gemmata, i girali, le colombe che si abbeverano al calice, i pavoni.
Sia l’oratorio sia l’asilo ospitano opere d’arte notevoli: se nel primo troviamo la statua lignea di Santa Rosa da Lima realizzata da Bernardino Boifava e un dipinto di scuola toscana del XV-XVI secolo denominato "La Madonna del Libro" proveniente dalla Galleria Palatina i Firenze, qui traslato per espressa volontà di Mussolini, nella galleria dell'asilo è posta una composizione ceramica raffigurante una Madonna del Fascio eseguita a Lisbona dall’artista Leopoldo Battistini, col supporto tecnico di Virato Silva.

Le varie funzioni interne dell’edificio sono differenziate all’esterno, oltre che attraverso il gioco dei volumi, anche nella composizione delle facciate, in modo particolare dalla struttura delle finestre, diversificata fra quelle del retro e quelle sul davanti; tale eterogeneità è però tenuta insieme da vari elementi, quali l’ampio basamento che corre lungo tutto il perimetro, l’uso costante del laterizio, il forte aggetto del tetto su tutti i fronti.

madonnalibroOKLa Madonna del fascio - 1927

L’opera di ceramica posta all’interno dell’Asilo Santa Rosa è sicuramente una delle opere più sorprendenti del periodo fascista perché costituisce un unicum dal punto di vista iconografico: propone un singolare connubio fra il revival di modelli iconografici italiani del nostro Rinascimento, la simbologia del Regime, e la grande tradizione dell’azulejo portoghese. Fu realizzata nel 1927 in Portogallo e presentata al pubblico per la prima volta in occasione dell’esposizione Internazionale di Milano del 1927, il pezzo fu subito celebrato dalla stampa fascista e apprezzato dal Presidente del Consiglio, Benito Mussolini, a cui fu donata. Lui la espose per lungo tempo a Palazzo Braschi a Roma, e dopo averla inizialmente destinata alla Rocca delle Caminate, la fece invece collocare nell’asilo Santa Rosa.

E’ costituita da circa 400 piastrelle maiolicate che riprendono la tradizione dell’arte delle azulejos portoghesi (dall’arabo az-zuleycha: pietra lucida,terracotta), che si sviluppò nel territorio lusitano a partire dal XVI secolo. La composizione presenta al centro l’immagine della Madonna col bambino, il quale è intento nell’atto di benedire un fascio littorio che gli viene porto da due angeli che indossano abiti dai colori del tricolore italiano. Ai lati della Madonna sono presenti due gruppi di angeli e dietro di essi un repertorio di simboli, stendardi , insegne, sorrette da aste, dove compaiono i fasci, le aquile e le corone.

Quest’opera mostra l’affermarsi sempre più netto della simbologia dell’apparato propagandistico del regime fascista.

L’autore, Leopoldo Battistini, nacque a Jesi nel 1865 e all’età di 24 anni si trasferì in Portogallo, per restarvi fino alla morte nel 1936.

 


ORARIO DI APERTURA
Sabato: ore 15.00 - 18.00

Domenica: ore 9.30 - 12.30 / 15.00 - 18.00

INGRESSO LIBERO

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